BONUS BARRIERE ARCHITETTONICHE 2024
Le barriere architettoniche sono considerate discriminanti e contrastano con i principi di inclusione e uguaglianza sanciti dalla Convenzione ONU
Cosa cambia con il DL n.39/2024 (GU n.39 del 29/03/2024) in vigore dal 30 marzo scorso?
Il bonus barriere architettoniche, previsto dall’art. 1, comma 42, lett. a) della legge di Bilancio 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234) riguardo l’agevolazione del 75% prevedeva i seguenti 3 punti:
- non era necessario che fosse presente un soggetto con disabilità nell’immobile;
- era prevista esclusivamente per i lavori in edifici già esistenti, sia sulle parti comuni che sulle singole unità;
- spettava anche per i lavori sui singoli appartamenti in condominio.
I Decreti legislativi successivi sanciscono una sempre maggiore stretta sulla misura.
Vediamo nello specifico.
Il DL n. 11/2023 (GU n.40 del 16/02/2023) eliminava la possibilità di optare per la cessione del credito o per lo sconto in fattura, salvo alcune eccezioni.
Si tratta in particolare dei seguenti casi:
- condomini, in relazione a interventi su parti comuni di edifici a prevalente destinazione abitativa;
- persone fisiche con reddito fino a 15.000 euro, a condizione che il contribuente sia titolare di diritto di proprietà o di diritto reale di godimento sull’unità immobiliare e che la stessa unità immobiliare sia adibita ad abitazione principale;
- soggetti in condizioni di disabilità accertata ai sensi dell’articolo 3 della Legge n. 104 presente nel nucleo familiare del contribuente.
Il DL n. 212/2023 (GU n.48 del 27/02/2024) in sintesi con l’art. 3 prevedeva che:
- l’agevolazione si restringeva ai soli interventi aventi per oggetto “scale, rampe, ascensori, servo-scala e piattaforme elevatrici”;
- le spese per interventi di eliminazione di barriere architettoniche aventi per oggetto infissi, pavimenti, servizi igienici, nonché gli interventi di automazione degli impianti di cui all’abrogato comma 3 dell’art. 119-ter, erano escluse dall’ambito di applicazione.
Il DL n.39/2024 (GU n.39 del 29/03/2024) in vigore dal 30 marzo scorso cambia ancora una volta le regole per fruire del bonus barriere architettoniche.
Questo nuovo decreto ai sensi dell’art. 1 comma 4 mette definitivamente fine alla possibilità di usufruire dello sconto in fattura o della cessione del credito dal 31 marzo.
Si salvano soltanto alcuni interventi, che abbiano prima del 30 marzo 2024 i seguenti requisiti:
- risulti presentata la richiesta del titolo abilitativo, se necessario;
- siano già iniziati i lavori;
- nel caso di lavori non ancora iniziati, abbiano stipulato un accordo vincolante tra le parti per la fornitura dei beni e dei servizi oggetto dell’intervento;
- nel caso per questi interventi non sia prevista la presentazione di un titolo abilitativo è obbligatorio che abbiano versato un acconto.
Al di fuori dei casi indicati, quindi, l’unica modalità di fruizione del bonus barriere architettoniche è l’indicazione in dichiarazione dei redditi e l’utilizzo della detrazione spettante nelle cinque quote previste, se si ha la fortuna di avere una capienza Irpef.
Le ultime modifiche al Bonus per l’eliminazione delle barriere architettoniche sono un ulteriore e chiaro segnale di come la politica abbia deciso di restringere le maglie sul controverso Superbonus 110, una misura che si è rilevata palesemente insostenibile dal punto di vista dell’impatto sui conti pubblici.
Nel momento in cui, però, si cerca di controllare l’espansione spropositata del costo dell’intero provvedimento, a farne le spese sono proprio i cittadini che maggiormente necessitano di tali misure di sostegno.
Non è plausibile, come si dice, gettare il bambino con l’acqua sporca!
È gravissimo che lo Stato italiano non garantisca, di fatto, il necessario supporto ai cittadini più fragili per l’accesso alle agevolazioni per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Non è accettabile che si continui a negare ancora il diritto fondamentale all’accessibilità e all’inclusione proprio alle persone che ne hanno più bisogno!
Riteniamo, pertanto, che questi ultimi provvedimenti legislativi siano discriminanti nei confronti delle persone e delle famiglie con disabilità. Più in generale, consideriamo ingiusta questa logica politica nei confronti di ogni cittadino italiano: l’Italia non è il Paese civile che si proclama.